Tra i mutamenti di grande portata che la seconda guerra mondiale ha provocato in tutti i campi si pone anche una nuova concezione della storia e dei suoi compiti: nuove tecniche d’indagine, nuovi metodi, nuove domande si sono imposti. Ma immutato ne rimane l’oggetto, che è la storia dell’uomo: qualsiasi settore dell’attività deve essere indagato e gli storici, uomini immersi nella realtà del presente, hanno il compito di ricostruire, interpretandole, le società del passato.
La storia, quindi, realizza una continua reinterpretazione del passato, non solo per l’emergere di nuova documentazione conservata negli archivi, ma anche per la rilettura di quella nota, sotto la pressione delle idee e dei bisogni del presente, per cui ogni epoca scrive una propria rappresentazione del passato, nel che sta la funzione sociale della storia.
Attribuire legittimità e validità alla ricerca storica, solo perché la conoscenza ha un valore assoluto non risulta soddisfacente. In via generale, la storia deve condurre comprensione della evoluzione dell’uomo, a riconoscerne la continuità reale; attraverso la trasmissione delle idee e, quindi, in definitiva, alla comprensione del presente e, per quanto possibile, ad attenuare l’oscurità del futuro. E tanto più la nostra epoca in cui l’uomo, sottoposto a rapidissimi cambiamenti, rischia di per le sue radici e la sua identità.
Ogni situazione è diversa da quelle che l’hanno preceduta, ma da esse deriva; e le contiene, nel mentre viene prodotta. La loro successione, ininterrotta, scandisce il cammino incessante dell’uomo. La continuità che così si evidenzia non viene neppure quando i mutamenti strutturali appaiono rivoluzionari; è possibile, infatti, osservare come una nuova situazione abbia assorbito parte della vecchia: gli elementi di disgregazione del sistema convivono, talvolta per lungo tempo, accanto a quelli che lo hanno caratterizzato, per ciò stesso partecipandone. Nell’ambito di tale continuità appare, tuttavia, arduo o problematico riconoscere alla storia la capacità di rivelare un’evoluzione positiva, di continuo progresso, del cammino dell’umanità e, in ultima analisi, di rivelarne le sorti definitive.
La storia, considerata non come la globalità dei fatti appartenenti alla vicenda umana ma come conoscenza che si ha di tali fatti, propone lo storico come colui che, attraverso il ricorso ai documenti, traccia il quadro del continuo divenire dell’umanità, del suo passato effetto, la particolarità del lavoro dello storico consiste nel fatto che egli non ha a che fare con realtà esistenti, bensì deve cogliere il passato nelle manifestazioni che di tali realtà scomparse si sono conservate, cioè le fonti, debitamente sottoposte ad una critica scientifica ed il fatto storico deve essere indagato all’interno dell’ambiente in cui si è manifestato per acquisire elementi validi per la sua spiegazione, ma senza cadere nelle maglie di un ferreo determinismo. Un aspetto della complessa attività umana è quello che ha riguardo all’economia ed è a conoscenza dello storico il rilievo che il fatto economico possiede nel divenire dell’uomo. Di più, l’interesse per le trasformazioni economico-sociali ha dato modo alla disciplina di appropriarsi di una valenza previsionale. Sul versante delle singole unità del sistema economico - le aziende - la ricerca, che trae origine dalla “nuova scuola storica”, ha dapprima aperto la strada alla Business History, spesso marcatamente apologetica, in seguito evolutasi nella Entrepreneurial History. Ancora, le ricerche di storia aziendale devono approdare alla comprensione del contesto in cui le aziende operano e da cui sono condizionate. Ed è agevole riconoscere che studi di tal genere, che hanno una validità per se stessi, acquistano un rilievo essenziale anche per la comprensione di più complesse problematiche inerenti specificamente al campo della storia economica.