Formazione
sisr Società Italiana di Storia della Ragioneria

A seguito del “modello aggregato AIDEA” varato il 6/12/2017 ed in base al nuovo Statuto della SISR approvato alla stessa data, la possibilità di associarsi alla SISR è collegata al ruolo che la SISR riveste in qualità di società scientifica specialistica nell'ambito del suddetto modello.

Può richiedere l’ammissione a socio ordinario (art. 6 Statuto) colui che dimostri di coltivare interesse per gli studi storici nel campo della Ragioneria o di altre discipline aziendali. L’aspirante socio ordinario deve trovarsi, o essersi trovato (allo stato attuale in quiescenza), in una delle seguenti fattispecie (1): professore ordinario, o professore associato, o ricercatore a tempo indeterminato, o ricercatore a tempo determinato di tipo A o di tipo B. Per tutte le suddette categorie vi deve essere, o essere stato, l’inquadramento nel settore scientifico-disciplinare SECS-P/07 Economia aziendale.

Per i docenti/ricercatori stranieri è richiesto il ruolo e la disciplina equivalenti ai docenti italiani.

Per l’ammissione a socio ordinario è necessaria una domanda di ammissione da parte dell’aspirante socio e la proposta scritta di almeno due soci ordinari o onorari, accompagnata da un curriculum vitae. La proposta deve essere inoltrata al Presidente della SISR (art. 7 Statuto).

Si diventa socio ordinario SISR dopo l’approvazione della richiesta da parte del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea dei soci della SISR. Contestualmente si diventa socio ordinario della società scientifica di settore SIDREA e si diventa socio ordinario della società scientifica AIDEA (2).

Successivamente all'ammissione, il socio ordinario deve (Regolamento quote AIDEA):

  • pagare un diritto di ammissione una tantum, per un importo pari a 50 euro;
  • pagare la prima quota annuale di 217 euro (3) se trattasi di professore ordinario ed associato;
  • pagare la prima quota annuale di 167 euro (4) se trattasi di ricercatore (di qualunque tipo).

Può richiedere l’ammissione a socio corrispondente (art. 6 Statuto) colui che si proponga, nell’avvio del suo percorso accademico, di coltivare studi storici nel campo della Ragioneria o di altre discipline aziendali. L’aspirante socio corrispondente deve trovarsi in una delle seguenti fattispecie (5): assegnista di ricerca, o dottore di ricerca, o dottorando di ricerca, o borsista; o studioso estero con qualifiche equivalenti . Per tutte le categorie si deve dare evidenza che vi siano interessi scientifici riferibili al settore scientifico-disciplinare SECS-P/07 Economia aziendale.

Per l’ammissione a socio corrispondente è necessaria la domanda di ammissione da parte dell’aspirante socio e la proposta scritta di almeno due soci ordinari o onorari, accompagnata da un curriculum vitae. La proposta deve essere inoltrata al Presidente della SISR (art. 7 Statuto).

Si diventa socio corrispondente dopo l’approvazione della richiesta da parte del Consiglio Direttivo e dell’Assemblea dei soci della SISR. Contestualmente si diventa socio corrispondente della società scientifica di settore SIDREA e si diventa socio corrispondente della società scientifica AIDEA (6).

Successivamente all'ammissione, il socio corrispondente deve (Regolamento quote AIDEA):

  • pagare un diritto di ammissione una tantum, per un importo pari a 50 euro;
  • pagare la prima quota annuale di 100 euro (7).

I soci tutti possono partecipare alle iniziative della SISR pagando quote di partecipazione differenziate e inferiori rispetto a quelle previste per i non soci.

Il regolare pagamento della quota annuale dà inoltre diritto di accedere all’area riservata del sito della SISR potendo usufruire di tutti i servizi legati alla Rivista Contabilità e Cultura Aziendale - Accounting and Cultures.

I dati per il versamento della quota associativa sono i seguenti:

Banca: BANCO POSTA S.P.A.
Agenzia bancaria: PISA
IBAN: IT93O0760114000000072870603
ABI: 07601
CAB: 14000
C/C: 000072870603
CIN: O

Beneficiario: SISR-Società Italiana Storia della Ragioneria
Causale: Università, Dipartimento, NOME e COGNOME, quota SISR-SIDREA-AIDEA 

Per eventuali richieste contattare direttamente la Società (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. )

 

(1)   Art. 6 Statuto: Ai fini della determinazione delle quote sociali, l’inquadramento nelle varie categorie di soci con riferimento allo status di professore ordinario, professore associato, ricercatore a tempo determinato e indeterminato, docente straniero equivalente, è riferito all’inizio dell’anno, ovvero al momento dell’acquisizione della qualità di socio. La posizione di socio e il suo status, con riferimento all’inizio di ciascun anno sociale, sono mantenuti per l’anno sociale di riferimento, anche ai fini dell’art. 9 [dello Statuto].

(2)   Le nomine di coloro che sono stati ammessi come soci ordinari della SISR sono trasmesse a SIDREA che, in base agli accordi di cui all’art. 3 [Statuto], provvederà all’iscrizione degli stessi quali soci ordinari, sulla base della documentazione ricevuta, se non già soci. Analoga procedura è seguita nei confronti di AIDEA (art. 7 Statuto).

(3)   La quota annuale di 217 euro incassata dalla SISR è, come da Documento finale del modello aggregato AIDEA, così ripartita: 43 euro ad AIDEA, 87 euro a SIDREA, 87 euro a SISR.

(4)   La quota annuale di 167 euro incassata dalla SISR è, come da Documento finale del modello aggregato AIDEA, così ripartita: 33 euro ad AIDEA, 67 euro a SIDREA, 67 euro a SISR.

(5)   Art. 6 Statuto: Ai fini della determinazione delle quote sociali, l’inquadramento nelle varie categorie di soci con riferimento allo status di assegnista, dottore di ricerca, borsista, è riferito all’inizio dell’anno, ovvero al momento dell’acquisizione della qualità di socio.  La posizione di socio e il suo status, con riferimento all’inizio di ciascun anno sociale, sono mantenuti per l’anno sociale di riferimento, anche ai fini dell’art. 9 [dello Statuto].

(6)   Le nomine di coloro che sono stati ammessi come soci corrispondenti della SISR sono trasmesse a SIDREA che, in base agli accordi di cui all’art. 3 [Statuto], provvederà all’iscrizione degli stessi quali soci ordinari, sulla base della documentazione ricevuta, se non già soci. Analoga procedura è seguita nei confronti di AIDEA (art. 7 Statuto).

(7)   La quota annuale di 100 euro incassata dalla SISR è, come da Documento finale del modello aggregato AIDEA, così ripartita: 20 euro ad AIDEA, 40 euro a SIDREA, 40 euro a SISR..

Di seguito in allegato è disponibile il nuovo Regolamento.

 


Regolamento quote sociali

pdf.png Regolamento quote sociali

Creato 2018-10-16

Modulo di adesione

pdf.png Modulo adesione SISR

Creato 2019-02-20

Scarica la versione integrale del Manifesto SISR formato PDF

pdf.png Manifesto SISR

Creato 2015-06-23

La Società Italiana di Storia della Ragioneria, nasce sotto gli auspici del “Comité International des Historiens de la Comptabilité” (Belgio), dell’“Institut Francais des Historiens Comptables” (Francia) dell’“Accounting History Society” (Gran Bretagna), dell’“Academy of Accounting Historians” (USA) e dell’“Accounting History Association” (Giappone), in occasione del IV Congresso Internazionale di Storia della Ragioneria, tenutosi a Pisa nell’Agosto 1984. Essa ha sede in Pisa ([1]).

Scarica la versione integrale del Manifesto SISR formato PDF

pdf.png Manifesto SISR

Creato 2015-06-23

Gli studi storici di Ragioneria vengono coltivati negli Istituti superiori di studi universitari e nelle Università italiane fino dalla seconda metà del XIX secolo in questo, un ruolo di assoluto primo piano spetta a Fabio Besta.

Docente di ragioneria dalla cattedra di Cà Foscari in Venezia, il Besta aveva dedicato gran parte del terzo volume della sua opera maggiore “La Ragioneria” (solitamente ricordata come il “Trattato” del Besta) ad argomenti di natura storica, iniziando con le origini del metodo in partita doppia per proseguire con l’analisi delle scritture delle aziende medievali italiane e la trattazione delle teoriche del conto in Italia e all’estero. Grande merito di Fabio Besta era stato, però, anche quello di indirizzare agli studi storici tutti gli allievi che intendevano dedicarsi alla ricerca e dall’insegnamento universitario, tanto che all’Alfieri, al Vianello, al Rigobon, al Ghidiglia, siamo debitori, in particolare, di molte e pregevoli monografie di natura storica.

A seguito di questo amore della scuola veneziana per gli studi storici, sia il Besta sia gli allievi che, prima o dopo, salivano su cattedre universitarie erano soliti dedicare parte dei loro corsi di lezioni alla storia delle scritture contabili o della ragioneria.

Dopo un certo intervallo di tempo, dalla scuola del Besta si fecero luce due allievi prediletti: Gaetano Corsani ed Alberto Ceccherelli i quali - a loro volta iniziatori della scuola toscana - legarono il loro nome ed il loro prestigio a pregevoli e d’importanti contributi di natura storica non disdegnando di fondare il loro insegnamento sulla conoscenza e l’analisi storica.

Occorre, però, arrivare agli anni ‘40 del nostro secolo per trovare un corso d’insegnamento dedicato alla storia della ragioneria nel quale la materia viene affrontata in modo sistematico.

Nel 1940, infatti, Francesco Della Penna, ordinario di ragioneria generale ed applicata presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma, a sua volta allievo di Vittorio Alfieri, incoraggiando la naturale vocazione di un giovane verso l’indagine storica gli assegna una tesi di laurea di argomento storico (Francesco Villa e la ragioneria italiana) e poi, nominandolo assistente alla sua cattedra gli affida come compito didattico lo svolgimento di un corso di “Letture storiche di ragioneria”.

Il giovane assistente si chiama Federigo Melis, si apre in tal modo il primo corso sistematico per l’insegnamento della nostra disciplina. La notizia viene riportata con un certo rilievo dalla Rivista italiana di ragioneria, allora diretta dal prof. Ugo Monetti, la quale, nel terzo numero dell’annata 1940 si dà cura di citare le circostanze e la data dell’apertura del corso oltre alla “simpatica ovazione” tributata al giovane docente.

L’insegnamento del giovane Melis viene interrotto dalle vicende belliche e dalla chiamata alle armi. Della Penna, tuttavia, al fine di non sospendere le “letture storiche”, durante la forzata assenza del Melis, affida l’incarico del corso al prof. Nino Ghelli, ma tiene in serbo il posto per il Melis ed a lui lo riassegna nell’anno 1944/45 appena tornato da una lunga prigionia. Nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Roma l’insegnamento della storia della ragioneria viene tenuto ininterrottamente dal Melis fino al 1949, anno in cui il giovane studioso ritorna nella sua terra di Toscana, presso la Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pisa, dove assume l’incarico di Storia economica e celebra l’apertura del corso con una prolusione dal titolo: “La scrittura contabile alla fonte della Storia economica”.

A Pisa, fino dal primo dopoguerra era attivo un Corso di studi economici e commerciali, dapprima come Sezione staccata della Facoltà di Economia e Commercio di Firenze, poi, dal 1947/48 come Facoltà dell’Ateneo pisano attivata in esercizio provvisorio, ed infine, dal 1955, come Facoltà riconosciuta dal Ministero.

In quegli anni l’incarico di insegnamento della Ragioneria generale ed applicata era tenuto da Egidio Giannessi il quale di lì a qualche tempo sarebbe salito sulla cattedra della stessa disciplina nell’Università di Parma come professore straordinario per rientrare definitivamente a Pisa nel 1957. Giannessi, appassionato indagatore dei fenomeni culturali nelle nostre discipline e delle vie lungo le quali il pensiero economico aziendale andava evolvendosi, introduce nel corso di Ragioneria generale ed applicata del primo anno la trattazione sistematica della storia della ragioneria dedicata sia alle origini della metodologia di rilevazione in partita doppia sia alla storia del pensiero ragionieristico ed economico aziendale dal secolo XIX ai primi decenni del secolo XX.

Tale insegnamento diviene una tradizione nella scuola pisana e continua con Giannessi finché Egli tiene la cattedra, per proseguire anche ai nostri giorni ad opera dei suoi allievi.

La consuetudine di dedicare a temi di storia della ragioneria una parte delle lezioni che venivano tenute nei corsi di ragioneria generale ed applicata era, d’altronde, abbastanza diffusa in quegli anni, anche se non sempre con l’ampiezza che ad essa veniva riservata a Pisa. Troviamo testimonianze di tale tendenza nei corsi tenuti nelle Università di Napoli, Roma, Bari, Perugia, Siena. A Milano presso l’Università Cattolica il prof. Tommaso Zerbi che aveva dedicato studi approfonditi alle origini del metodo di rilevazione riservava una buona parte delle sue lezioni a tali argomenti storici.

Intanto, nel 1957, Melis, vincitore di concorso, viene chiamato dalla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pisa sulla cattedra di Storia economica ed in tale Facoltà, a partire dall’anno 1958/59, assume anche l’incarico ufficiale del primo corso di insegnamento autonomo intitolato alla Storia della Ragioneria che terrà ininterrottamente fino all’anno accademico 1967/68.

Negli anni ‘50 la Storia della Ragioneria era stata inserita tra gli insegnamenti complementari della Facoltà di Economia e Commercio, come risulta dalle modifiche allo Statuto dell’Università di Pisa apportate dal DPR 24/11/1958([4]).

Per iniziativa di Giannessi, la Facoltà di Economia e Commercio dell’Ateneo pisano, nel 1957/58, chiese al Ministero della Pubblica Istruzione lo svolgimento dell’esame di libera docenza per la Storia della Ragioneria. Il Ministero accolse la richiesta e designò una Commissione giudicatrice formata dai professori: Alberto Riparbelli, Federigo Melis, Amedeo Salzano, Vincenzo Masi, e dal professor Mira di Storia economica. Quest’ultima fissò la prova che si tenne il 14 febbraio 1961 e si concluse con il conferimento della libera docenza a Carlo Antinori.

Il prof. Antinori depositò il titolo presso l’Università di Parma e tenne corsi liberi di Storia della Ragioneria nella Facoltà di Economia e Commercio di quella Università fino al compimento del suo settantesimo anno.

Un secondo esame di libera docenza in Storia della ragioneria sempre su richiesta della Facoltà di Economia e Commercio pisana, fu affidato ad una Commissione giudicatrice composta dai professori: Tommaso Zerbi, Federigo Melis, Egidio Giannessi. La prova si svolse il 29 maggio 1969 ed il titolo fu conferito a Tito Antoni.

Come libero docente il prof. Antoni fu confermato in quell’anno nell’incarico che già deteneva dal 1968/69 per l’insegnamento della Storia della Ragioneria nella Facoltà di Economia e Commercio dell’Università di Pisa, incarico che era stato di Federigo Melis. In seguito, con l’evoluzione della normativa, Antoni ottenne la stabilizzazione dell’incarico e poi, con il DPR 382/80, la cattedra di professore associato. Il prof. Antoni è stato il primo docente universitario italiano a salire su una cattedra di Storia della Ragioneria

Negli anni dal 1977 al 1981 il prof. Zerbi tiene a Milano presso l’Università Cattolica un corso libero di Storia dell’imprenditoria medievale lombarda.

Molti dei problemi che si sono presentati per lo sviluppo dell’insegnamento della Storia della Ragioneria sono senz’altro da collegare alla mancanza di cattedre destinate a tale insegnamento dalle Facoltà.

Ai nostri giorni, con la revisione dell’ordinamento didattico dei corsi di studio dell’area economica (D.M. 23.10.1992), la Storia della Ragioneria è inclusa tra le materie attivabili da parte delle Facoltà e viene mantenuta a pieno titolo nel settore scientifico disciplinare (P02A Economia aziendale) individuato dal DPR 112/94.

Gli sviluppi sono molti e possibili, essi vengono ancora una volta affidati alla sensibilità culturale delle Facoltà universitarie.

Scarica la versione integrale del Manifesto SISR formato PDF

pdf.png Manifesto SISR

Creato 2015-06-23

Lo studio della storia della Ragioneria trasmette ai giovani ricercatori i momenti di un cammino dalle millenarie origini culturali, nel corso del quale le esperienze vissute, i risultati attesi e quelli raggiunti, le speranze, gli insuccessi, le vittorie, i simboli, i valori, gli strumenti ed i relativi processi d’uso sono composti in una visione unitaria e quasi sommati fra loro, strutturando così una specie di patrimonio ereditario che costituisce indispensabile fonte di informazioni per quanti intendono conoscere il faticoso cammino dell’uomo.

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